Ogni volta che dico che d'inverno vivo a Capri mi sento sempre rispondere: "Ma come si vive a Capri d'inverno? Non è una depressione?"
Effettivamente che Capri d'inverno fosse una depressione lo pensai anche io una volta che, verso i 15 anni, arrivai qui in una mattina di gennaio: ovunque mi girassi vedevo negozi chiusi con la carta da regalo a coprire le vetrine e quell'aria da fine della festa.
Quindici anni dopo sono arrivata a Capri una mattina di settembre, il mio primo giorno di lavoro a Caprionline e per le strade non si riusciva quasi a camminare tanta la folle di turisti. Tanti, tantissimi, sembravano non finire mai. Eppure passato, settembre, passato ottobre, l'isola ha cominciato a sfollarsi. E una mattina di inizio novembre, ancora calda e soleggiata, è stato come se l'isola avesse tirato un grande sospiro di sollievo. Le stradine tornavano a mostrare la loro faccia, scendendo per Via Krupp finalmente si vedeva mare e solo mare e non mare e ferri da stiro galleggianti, ai tavolini in piazza gli anziani leggevano con tutta calma il giornale. Era come se all'improvviso l'isola si fosse riappropriata di se stessa.
E quando cominciò a piovere fu come se l'isola si richiudesse in se stessa e tutto divenne "sturm und drang". Fu in quei giorni che decisi che sì, mi sarebbe piaciuto vivere a Capri d'inverno.
Capri d'inverno diventa un qualsiasi piccolo borgo italiano: il bar in piazza, i vecchi sulle panchine, il pazzo del paese al quale tutti vogliono bene. Tutti si conoscono e tutti si salutano per strada. Quasi tutti i negozi sono chiusi, è vero. Ma sono quasi tutti negozi nei quali un caprese medio difficilmente va a fare shopping: Prada, Dolce&Gabbana, Gucci, Louis Vuitton. Restano aperte le salumerie, i fruttivendoli, una pizzeria, un ristorante e un bar. Di certo non hai l'imbarazzo della scelta su dove andare quando esci. Ad un certo punto anche la funicolare chiude, ci si muove solo con i pullmini. La sera alle 8, quando parte l'ultimo aliscafo rimani tu e il mare tutto intorno.
Vivere a Capri d'inverno non è una depressione. E' vivere in un posto dove sei costretto a fare i conti con te stesso. E' proteggersi con due giri di sciarpa dal maestrale che sferza il viso e il cuore. E' accettare la cura della bellezza nuda e cruda. Che in alcuni giorni può essere amara come una medicina.
Ma poi quando arriva primavera e le ginestre sul Monte Solaro cominciano a colorare di giallo i pendii senti di respirare meglio.
E quando poi arriva l'estate e per la piazza quasi non riesci più a camminare, quando per tutto devi fare la fila, allora ritorni a sognare di un altro inverno a Capri.
(E il giorno in cui ho provato la sensazione di sentirmi "invasa" dai tanti turisti che sbarcavano nell'isola, beh, allora ho capito di essere diventata anche io un po' isolana. Un inverno a Capri non passa senza lasciare traccia.)